Nella mia vita parlo spesso di abilismo. Ancora più spesso di abilismo interiorizzato.
Però credo che il 90% della popolazione umana non sappia cosa sia. A parte chi lo vive sulla propria pelle.
L’abilismo è definito come il pregiudizio e la discriminazione nei confronti degli individui che sono classificati come disabili, indipendentemente dal fatto che le loro menomazioni siano fisiche o mentali, visibili o invisibili. Nella realtà, tuttavia, l’abilismo è più invasivo, pervasivo e su larga scala di una semplice definizione.
Una riflessione però volevo farla sull’abilismo interiorizzato – termine che esprime l’interiorizzazione di concetti tossici ed errati perpetrati dalla società in cui viviamo. Non sto qui a dire come liberarsi dall’abilismo interiorizzato perchè non ci sono riuscita neanche io completamente e servono importanti funzioni psicologiche per farlo. Lascio questo arduo compito ai meravigliosi psicoterapeuti in grado di aiutarci (se poi riuscissimo addirittura a liberarci dallo stigma che colpisce anche la salute mentale ve ne sarei veramente grata).
In questi giorni però ho pensato parecchio al fatto di pubblicare foto sui social per informare. A quanto io potessi spingermi oltre, che significa non nascondermi, e a quanto la mia testa reggesse certi commenti. Che per alcuni saranno banali e carini ma a me fanno venire le pippe mentali. È chiaramente un meccanismo più complesso delle pippe mentali. La domanda che mi sono fatta spesso è stata “perchè non devo pubblicare mie foto per paura dell’inspiration porn?”. In realtà la risposta è alquanto semplice.
Fregatene dell’opinione altrui e fai ciò che ti rende felice.
Tanto comunque ci sarà sempre quella persona che ti criticherà, penserà “poverin” o “sei un eroe”. Però vorrei sapeste che ogni volta che dite ad una persona con disabilità “sei un esempio”, “brav*”, “hai superato gli ostacoli” e tantissimo altro in quella persona scatterà automaticamente la domanda “lo dice per me o per la mia disabilità?”. È una frase che si ripete sempre. In modo costante. Potrete fare quel complimento con le migliori intenzioni ma la frase nella testa di una persona con disabilità sarà sempre quella.
Perchè a me piacerebbe che la gente conoscesse veramente Elisa. Elisa e non Elisa la ragazza in carrozzina. Soprattutto mi piacerebbe che tornasse la voglia di conoscere e ascoltare l’altro. Invece siamo incastrati tutti in ritmi troppo frenetici per queste cose. Vorrei che conosceste davvero la mia storia e allora a quel punto magari mi diceste “tu sei forte per quello che hai passato”. Che il “tu sei forte” fosse giustificato non per il semplice fatto di essere disabile.
Quindi per favore, per il bene comune e della mia sanità mentale, non idealizzatemi (e non idealizzateci). I complimenti li accetto solo da chi mi conosce veramente. Il “tesoro”, “amore” solo da chi di dovere. Tutto il resto non lo apprezzo neanche. Errore mio magari. Alla fine conto solo io e gli obiettivi che ho raggiunto con le mie singole, e residue, forze.
Piuttosto parlateci di cose comuni. Di politica, economia, società, attualità, dei no tav o dei no vax, del terrapiattismo e di tutte le altre teorie complottiste. Almeno capiamo di non stare un gradino più in basso nella scala sociale.
Che poi è solo un’illusione🥀