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Appello agli assistenti sociali

APPELLO AGLI ASSISTENTI SOCIALI E/O AI FUTURI ASSISTENTI SOCIALI

Oggi volevo fare un appello agli assistenti sociali.

Penserete che sia scontato che un Ufficio per le politiche sociali sia accessibile quindi privo di barriere architettoniche. Sbagliate di grosso. Non è così scontato. Anzi sbattetevi (si, voi) prima per capire se almeno potete entrarci e fare un colloquio come lo farebbe qualunque persona normodotata. Altrimenti farete un colloquio sotto le scale proprio come è successo a me oggi. Purtroppo questa non è la cosa più scandalosa e triste.

Io ancora non ho capito perchè nella magistrale di politiche e servizi sociali non venga istituito un corso di empatia e di comprensione dei bisogni altrui. Non è normale che un’assistente sociale giovane non capisca il motivo per cui ho bisogno di un Progetto di Vita Indipendente.

No, non mi serve solo per frequentare l’università. Mi serve per avere, appunto, una vita indipendente. Sganciata dai miei genitori e dai miei amici che a tuttora mi forniscono un importante supporto assistenziale. Io capisco che dipenda dai fondi statali e regionali ma certe considerazioni e domande sono proprio intollerabili. Sentirsi dire “ma non ci sono i tutor all’università?” o “se andassi in macchina all’università ci metteresti meno” è davvero ridicolo. Come vado all’università lo decido io, si tratta di libertà di scelta. E per chi non lo sapesse i tutor all’università prendono appunti per due corsi a semestre. Nel caso poi mi soffocassi con la mia stessa saliva, dovessi andare in bagno o bere un bicchiere d’acqua i tutor stanno a guardarmi.

Per questo motivo mi servirebbe l’assistenza personale. O almeno, più ore di assistenza personale. Ergo la mia vita non si riduce a frequentare l’università. Immaginate di seguire i corsi universitari, tornare a casa e starci chiusi. Non resistereste due giorni ma è la vita “indipendente” che dovrei fare io.

Ultima cosa che mi ha stupita è il fatto che non esistano attualmente ricerche qualitative sul tema. Si tratta di valutazione delle politiche. Non basta erogare i pochi fondi esistenti e poi non sapere l’impatto che tali interventi hanno sulle persone con disabilità o addirittura com’è valutato il lavoro di assistenza da parte degli/delle assistenti personali. C’è un buco di conoscenza enorme (forse non si dice buco ma vabbè).In conclusione il mio Progetto andrà almeno in commissione di valutazione.

Maledetta a me che ho deciso di fare una tesi di ricerca sul Progetto di Vita Indipendente che ha incrementato considerevolmente la mia consapevolezza sul tema. Questo ha fatto si che diventassi troppo pretenziosa per uno Stato che non ce la può proprio fare.

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